MUSEO SURREALISTA REGIANINI

Costalissoio di Cadore
Estate 2017



NUOVE ESPOSIZIONI

CROCIFISSI DI REGIANINI

Quest’anno, nella consueta esposizione temporanea di nuove opere nel Museo, è stata scelta una tematica religiosa.
In sinergia con la parrocchia di S. Stefano di Cadore (che nella Chiesa Madre del Comelico, organizza la mostra del Maestro “Del volto”, dal 1 luglio al 17 settembre 2017, aperta tutti i giorni - anche la domenica - dalle 8 alle 19.30) sono esposti qui 4 dipinti che raffigurano il Cristo in croce.
L’iconografia della Crocifissione, del Cristo sofferente, ha sempre interessato e coinvolto gli artisti, credenti e atei, in ogni epoca storica. Anche Regianini, soprattutto nell’ultimo periodo della sua attività artistica, è stato affascinato dal mistero del Figlio di Dio morente. Sulle pareti di diverse case del Comelico, in edicole lignee, nella chiesa di Costalissoio, nella Chiesa Madre del Comelico a S. Stefano di Cadore e in vari musei, sono collocati suoi dipinti che presentano questo particolare momento della vita del Cristo, la cui figura spesso si staglia maestatica tra le vette dolomitiche. Parlando di queste ultime, così scrive il pittore, nella sezione “Montagne” (Surrealismo di Regianini, Brama ed., Milano 2000): “Irte, granitiche presenze, dal capo nevoso, emergenti da un mare di pini ed abeti, inumidite dal pianto dei torrenti e dalle spumeggianti cascate. Ai loro piedi vigilano Cristi in legno e numerose baite, poste su verdi prati”…).

Le quattro Crocifissioni esposte (tre nella sala Harmony e una nella sala Horror) rappresentano interpretazioni molto originali e suggestive degli ultimi istanti della vita terrena del Figlio di Dio.


Ecco alcuni particolari delle opere esposte...

SALA HARMONY

Nell’opera con cornice a forma di edicola,
emerge, in primissimo piano,
l’urlo di dolore dell’Uomo tra tetre nubi nerastre;
in basso, le vette aguzze dei monti,
si stagliano nel cielo dorato di un malinconico tramonto;
in alto, nell’azzurro del cielo, emerge una pallida luna.
Pochi elementi fanno da contorno alla figura del Cristo,
quasi a voler caratterizzare, così,
anche la sua solitudine, oltre alla sua sofferenza.

Connotata da una miriade di elementi, molto simbolici,
è, invece, l’altra opera del Maestro:
la figura del Cristo, rassegnato,
sembra quasi confondersi col caotico mondo circostante.
I problemi evidenziati sono quelli tipici del nostro tempo,
che passa inesorabile come indicano l’orologio
o le candele che lentamente si consumano
o anche i teschi e le antiche sculture.
La lotta tra il bene e il male
fa presagire la vittoria del primo grazie al Cristo,
unica speranza per l’umanità,
che ha accettato di soffrire e morire per poter risorgere,
e grazie all’angelo pronto a scacciare il diavolo.

Nella terza opera, di piccole dimensioni,
proprietà della famiglia Polledri,
viene raffigurato Cristo sofferente,
ma “emanatore di luce”, quasi rassegnato.
I colori caldi, la capigliatura e la barba in ordine
non alludono in modo evidente
alla violenza fisica perpetrata dall'uomo,
ma ad una sofferenza più “morale”.
Il dolore, più che dai lineamenti del volto,
traspare soprattutto dallo sguardo fisso e penetrante,
che sembra rimproverare,
in modo quasi sommesso, i suoi carnefici,
e dalle gocce di sangue che cadono
dalle ferite provocate dalla corona di spine.


SALA HORROR

Nei quadri esposti in questa sala
la realtà è analizzata in profondità,
senza veli, una realtà cruda, a volte macabra.
Così in questo dipinto, esposto temporaneamente,
il pittore mette in evidenza il contrasto netto
tra la luce del Cristo e l’oscurità,
tra la bontà e la malvagità.
In primissimo piano, infatti,
campeggia etereo il Figlio di Dio.
Sullo sfondo, tetro e lugubre, invece,
emergono losche figure raccapricciant
i che digrignano i denti ed esprimono rabbia e cattiveria.
Non si si intravede il legno della croce.
La sofferenza subita viene evidenziata
dalla corona di spine
e dai chiodi conficcati su mani e piedi;
e dalle ferite inferte sgorgano gocce di sangue.
I dolci lineamenti del volto,
rispetto a quelli ben delineati e crudi dei malvagi,
esprimo un dolore contenuto.
Sono utilizzati pochi colori:
il grigio e il nero per lo sfondo,
le tinte tenui della luce per raffigurare il Cristo.
L'artista, senza ricorrere a tinte forti,
cosa che gli avrebbe facilitato il lavoro,
riesce, comunque, in modo mirabile,
a trasmettere un chiaro messaggio,
esaltando il marcato contraltare
della figura del Cristo rispetto ai suoi nemici.
Pur essendo crocifisso,
Egli non appare sconfitto,
ma chiaramente vittorioso sulla morte.

Info sul pittore LUIGI REGIANINI

...nel sito di Costalissoio

...nel sito di Costalta

MUSEO SURREALISMO REGIANINI

 

ACCADE A COSTALTA...